Nova Siri - Rosaria Troisi, la sorella del grande artista scomparso, è arrivata a “CinemadaMare” con puntualità nel primo pomeriggio, accompagnata in auto dal marito. Accolta con affetto dal direttore Franco Rina, si è resa disponibile intelligenza e simpatia.
D. Mollica ha appena detto di Lei: “Ha una forte qualità umana, sensibilità poetica e grande dignità, che sa e fa rispettare la memoria di Massimo. Perché non sempre gli eredi sono all’altezza dei congiunti che se ne sono andati”.
E’ un onore. A Vincenzo Mollica gli voglio bene e lo ringrazio. Però se cominciamo così mi commuovo. Anche perché il decennale di Troisi a San Giorgio a Cremano, si prospetta difficile e problematico. Come associazione, abbiamo avuto, infatti, lo sfratto dal proprietario del capannone che, a nostre spese, nove anni addietro, avevamo ristrutturato per le attività culturali, sopportando notevoli spese. Loro vogliono vendere, ma noi non possiamo comprare alle cifre richieste.
Un triste modo di onorare la memoria di un grande artista.
Si, tra l’altro ci impediscono di ritirare cose private e materiali, compresa una statua funeraria dedicatagli. Ma non smetteremo mai di lavorare. Ultimamente abbiamo pubblicato un libro “Come un cesto di viole”, a cura di Paola Amadesi, dove ho raccolto i continui doni che gli hanno scritto ed inviato i tanti estimatori in questi anni di assenza-presenza.
Quanto manca Troisi alla sorella e alla famiglia?
Non c’è misura, e le testimonianze esterne non sono mai cessate, anzi sono in crescita. Quasi che avessimo voglia di trattenerlo nel calore e nei colori della vita, con smisurato affetto.
Il segreto di tanto amore che si prova(va) per Lui?
La gente ha capito l’autenticità. Solitamente noi differenziamo l’uomo dall’artista, ma isolandone un aspetto, ne evidenziamo anche i limiti. Invece, il pubblico ha scoperto che Massimo è artista-uomo senza confusione, con onestà intellettuale, coerenza e verità.
Si dice che avesse girato “Il postino” in precarie condizioni di salute.
Lui era consapevole anche e soprattutto di quanto stava succedendo intorno a lui. Lo ha voluto fare trascurando se stesso per chiarirci quanto poi, degenerando, si è verificato.
Noi spettatori, vedendo oggi le sue opere, capiamo la perdita di un talento immenso. Lei, invece, cosa pensa?
A noi manca la fisicità, la voce, la telefonata, il suggerimento, il dissenso, tutto insomma. E’ la storia che si è fermata, e tu puoi solo guardare indietro.
Quali comici apprezza oggi?
Benigni è in crescita strepitosa, mi piace Paolo Rossi, stimo Dario Fo, il modo di mettersi in discussione di Francesco Paolantoni e, conoscendolo, abbraccerei Giobbe Covatta. Ma anche certi politici fanno molto ridere.
Salvatore Verde
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