Tursi - Occupato nella lettura dei racconti in concorso, come giurato del premio letterario materano “Energheia”, appena conclusosi, il bravo ed impegnato attore lucano Antonio Petrocelli è ritornato a Tursi, dove ha trascorso l’intero pomeriggio di giovedì. Su invito di Franco Rina per la rassegna estiva “CinemadaMare 2004”, in piazza era stato brillante ed assai applaudito interprete delle poesie del grande Albino Pierro, in una serata tutta dedicata al poeta. Proprio nella casa del Vate tursitano, nel rione San Filippo del centro storico, ha avuto modo di scorrere i titoli dei libri conservati,“e fa un certo effetto scoprire le letture da lui frequentate, è come se ne violassi la riservatezza”. Dopo aver a lungo sostato sul terrazzo dell’abitazione, al lato del palazzo del Barone, ha poi visionato le diverse foto di Ottavio Chiaradia appese alle pareti (“ma perché non si indicano anche gli altri autori?”), ed una videocassetta realizzata da Nicola Crispino, valente cineamatore locale, che ripercorre brevemente la vita e l’opera di “don Albino”. E’ nota la reazione ambivalente di Petrocelli, profondo conoscitore dell’opera pierriana, di fronte alla declamazione dei versi dialettali da parte dello stesso Pierro, “che non mi manda in visibilio, al contrario di quanto capita a tanti autorevoli critici e lettori, ma io ho l’ascolto deformato dalla professione e ritengo che le sue liriche sublimi consentano altre performances”. Stesso temperamento e carattere che tira fuori quando invita a cambiare la targa marmorea posta al lato del portone, “se non è nato qui, ma in Rabatana, ‘casa natale’ non ha senso averlo scritto”. Gli ricordiamo che lo stesso Rina aveva fatto tale osservazione, già recepita dal sindaco Salvatore Caputo, che si sta adoperando. Inevitabilmente, poi, la discussione verte sull’uomo e sul poeta, “ammesso che sia possibile scinderli”, sul rapporto con il paese e la comunità dei tursitani negli anni, “presumo, non proprio idilliaci”, sul pochissimo tempo trascorso qui, “a parte la breve infanzia”, e sulla morte romana, “in grande solitudine”. Il tempo di scattare alcune foto, avendo egli rivelato “di aver studiato fotografia a Firenze, con alcune pubblicazioni dignitose”, e poi la ridiscesa in auto nelle strette viuzze, con qualche curiosità appagata sui palazzi gentilizi. Prima della partenza un caffè al bar e la promessa di un sempre gradito ritorno. Di questo passo, con il legame che dimostra e che è destinato ad intensificarsi ulteriormente, Antonio Petrocelli dovrebbe essere insignito della massima onorificenza. Un incontro privato salutare, dal parlare sincero e diretto, una presenza giustamente critica, “come si fa tra amici e persone che si vogliono bene, ai quali bisogna dire la verità, per migliorarsi”. La visita termina, qualcuno lo ha riconosciuto e salutato. Come l’assessore alla Cultura Franco Ottomano che gli ha donato i libri “Omaggio a Pierro” e l’unica recente traduzione esistente in tedesco “Curtelle a lu soue-Messer in der sonne”. Non prima, però, che l’attore gli avesse ricordato di togliere “una orrenda gigantografia modernista del volto del poeta, dalla parete esterna del municipio”, e di “modificare da subito il cartellone stradale, riscrivendolo magari con ‘Tursi. La città del poeta Albino Pierro’”. Salvatore Verde
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