Associazione
Culturale onlus "Tursitani" - Cineclub "La Camera Verde" - Cinit
A
COLOBRARO, IL 5 GENNAIO, IL FILM DI SALVATORE VERDE "MODO
ARMONICO SEMPLICE (L'ASILO DI UN MAESTRO)"
A distanza di due anni dal positivo
debutto, seguito da un cammino pluripremiato, fatto di riconoscimenti e
attestazioni in diverse regioni italiane (Piemonte, Emilia Romagna, Toscana,
Lazio, Molise, Puglia, Sicilia e Basilicata), il film "Modo armonico semplice (L'asilo
di un Maestro)" di Salvatore
Verde sarà riproposto martedì 5 gennaio per la prima volta nel vicino
comune di Colobraro. Proiezione pubblica e gratuita alle ore 18, nella palestra
dell'Istituto scolastico. È la prima iniziativa del nuovo anno offerta dal sindaco Andrea Bernardo, che ha organizzato la serata culturale tramite
l'attiva Biblioteca civica, diretta da Marisa
Petrigliano.
La manifestazione intende inserirsi nel più
vasto e centrale dibattito politico-culturale e sociale sul rinnovamento del sistema
scolastico e in particolare sui diritti dell'infanzia e sull'essere educatori
oggi, accentuato dalla problematica della denatalità e dei piccoli comuni a
rischio di spopolamento. Ma anche per ribadire un valore universale: la
necessità e solidità del legame delle comunità locali con le proprie origini e
radici. Al contempo, per riaffermare la positività del cinema, come utile
strumento per capire la complessa e multiforme realtà, e il valore del
lungometraggio di Verde, regista lucano di Tursi (pure iscritto all'Ordine dei
Giornalisti, collabora con il quotidiano La
Gazzetta Del Mezzogiorno). L'opera, è giusto sottolinerlo, è stata
interamente realizzata nel territorio di Tursi e ha coinvolto ben oltre duecento
abitanti del paese, avvalendosi della partecipazione, tra gli altri tursitani, dei poeti Antonio
Popia e Rocco Campese, anche
studioso del dialetto, della poetessa Rosa
Maria Fusco, dell'artista Vincenzo
D'Acunzo, della consulenza psicoanalitica di Maria Domenica Padula, dei fratelli Rocco Bruno, storico locale, e Mario Bruno, esperto di tradizione e folclore,
della voce di Giuseppe Lasalandra, attore,
e del musicista Antonino Barresi,
autore della colonna sonora (con brani del gruppo lucano TerraGnora e della
cantautrice Silvia Dainese), quasi tutti
al loro debutto sullo schermo. Collaborazione tecnica di Michelangelo
Tarasco, operatore e fotografia, del
montatore Pasquale
Castello e postproduzione negli studi di
Videouno di Matera.
Il film è stato girato nel 2006 e montato
l'anno successivo, con il protagonismo assoluto dei 23 bambini dai tre ai sei
anni (sedici italiani, sei albanesi e un romeno), con i loro genitori e con la
maestra Anna Maria Ottomano della
scuola dell'Infanzia "Carmela Ayr" (chiusa proprio da questo anno scolastico e
spostata in una nuova sede del centro storico). Il sensibile, originale e
poetico lavoro di 113 minuti (ma circola anche in un'elogiata versione breve di
20') è
stato coprodotto da Salvatore Verde (pure autore della sceneggiatura e attore
egli stesso, nel ruolo del maestro d'asilo, professione che da 30 anni svolge davvero), con la moglie Rosa Cuccarese, e dall'Istituto
comprensivo "Albino Pierro".
Al finanziamento del lungometraggio,
inoltre, hanno contribuito in modo decisivo la Regione Basilicata e il Comune di
Tursi, la Comunità montana Basso Sinni e l'Ufficio scolastico regionale per la Basilicata, con il
patrocinio culturale e morale dell'Università degli studi della Basilicata.
Leandro D. Verde
Alcuni
commenti della critica
"Oltre che interessante, il film di Verde è davvero sinceramente
ammirevole". Paolo D'Agostini (La
Repubblica, 2009)
"Goccia d'Oro al Merito della solidarietà con
l'Infanzia a Salvatore Verde, quale autore del lungometraggio a
soggetto Modo armonico semplice (L'asilo
di un Maestro), anche ideatore, sceneggiatore e regista, oltre che
coproduttore e interprete del film, per aver saputo descrivere con rara semplicità
e struggente armonia il mondo dell'infanzia». (Premio internazionale e nazionale,
Rapolano Terme - Siena, 2007)
"Il
film lucano (vincitore della sezione La
Scuola Oltre) è riuscito con le opposte dimensioni dell'infanzia e dell'età
adulta, con gli antitetici sentimenti della delicatezza e della forza, della
vita e della morte, a costruire un equilibratissimo film in cui pedagogia e
fantasia, documentarismo e fiction sono tra loro felicemente
interconnessi". (Festival Lo Sguardo Bifronte, prima
edizione 2007, giuria presieduta dal regista e scrittore Andrea Camilleri)
"Un
film di valore culturale e pedagogico (primo
premio della sezione Cinema & Scuola), denso di significati educativi e
formativi, con molti richiami al territorio e accattivanti rimandi cinematografici,
capace, come raramente capita, di far emozionare il pubblico di tutte le età.
Insomma, l'opera di Verde resta nella memoria del Festival, come un film bello,
intenso ed importante e, perché non dirlo, anche di genuina poesia". (Festival
del Cinema Indipendente di Foggia, VII edizione,
2007)
"In
qualche maniera rivoluzionario per linguaggio e per esperienza e in una chiave
di lettura insolita, il film ‘autarchico' realizzato da Salvatore Verde avvince
e sa commuovere, per la spontaneità dei bambini, che diventano protagonisti di
mille interrogativi, fra i quali il perché della morte. Con quegli aspetti
puramente estetici, l'opera di Verde, pur a basso costo, è in grado di
riflettere la lezione di grandi maestri del cinema, come il francese Francois
Truffaut , il cinese Zhang Ymou e gli italiani Marco Ferreri e Vittorio De Seta
(per la televisione). E in certo modo piuttosto poetico, è il maestro adulto che chiede asilo nel mondo
fantasticamente inesauribile dei bambini. Il film è anche un manifesto alla
didattica intesa nel senso più moderno, nel sovvertimento delle rigidità che
talvolta reprimono la fantasia". (Armando
Lostaglio, La Nuova del Sud, vice presidente Cinit-Cineforum Italiano,
2008)
"Interamente
girato in una scuola materna di Tursi: tanti episodi ed eventi, con
protagonisti soprattutto i bambini, che finiscono per diventare una proposta al
mondo degli adulti". (Ansa, 2007)
"Fortemente
radicato nel territorio, il film di Verde è un viaggio nel passato attraverso
gli occhi curiosi dei bambini, con il desiderio di uscire dai confini locali
per viaggiare con la fantasia: il loro è un linguaggio che non prevede
catalogazioni mentali come invece accade per gli adulti". (Corrado Veneziano, attore e regista, docente dell'Accademia d'arte
drammatica "S. D'Amico" di Roma, 2007)
"Se
rileggiamo gli aspetti puramente umani, legati al rapporto fra le nuove e le
passate generazioni, che in un luogo come Tursi e la Basilicata si riflettono
con maggior vigore e intensità, il film è un grande regalo fatto ai bambini,
che si potranno rivedere in età adulta, mediante lo strumento cinema, e quindi
è in sé un inno alla memoria". (Francesco
Marano, antropologo visuale dell'Università degli studi della Basilicata,
2007)
Incluso nei
siti on-line, il film è stato recensito/presentato anche dalle seguenti testate
giornalistiche radiofoniche, televisive e stampa:
Rai International, Radio Vaticana, Rai Tre Basilicata, Telenorba, TRM, La
Nuova TV, Blu TV, La Gazzetta del Mezzogiorno, Il Quotidiano della Basilicata,
la Nuova Basilicata-La Nuova del Sud, Totem Magazine, Il Lucano, Conquiste del Lavoro-Cisl,
Controsenso, Il Balcone del Conte, Tursitani, Tursitani.it, Il Mio TG, Basilicata
News, Basilicatanet e Cinemaitaliano.info, Wikipedia.
YouTube:
trailer
del film: http://it.youtube.com/watch?v=G9lom4O7YcY
trailer breve: http://it.youtube.com/watch?v=XAR_AM9ZRSw
-
tutti i link del film: http://www.youtube.com/view_play_list?p=1519035B86A8092A
-
Sintesi del
film
Idea - E'
certo che la scuola dell'Infanzia non abbia molte probabilità di sopravvivere a
lungo nella memoria dei bambini, tant'è che essa ("lo scarabocchio necessario
del sistema educativo e formativo") può essere definita, per questo, la scuola
dell'amnesia retrograda. Accade ciò, si ritiene, per l'ordinarietà delle
esperienze pre-alfabetiche, tutte ricche e stimolanti per le fondamenta della
loro personalità. Ma qualcosa può sopravvivere, anche per tutta la vita. Il
film mostra quello che ci vincola come adulti: la capacità di ascolto, il valore della parola e
l'esempio diretto, capisaldi di un'intramontabile pedagogia realistica e del
fare e di amorevole rispetto verso i bambini.
Sinossi - In una scuola
dell'infanzia un po' particolare, nel centro storico di un paese della
Basilicata, dove solo l'essenziale non manca, le giornate trascorrono come
sempre all'interno, con tante e varie attività. Un giorno, da parte dei
bambini, arriva ai maestri un'impegnativa sollecitazione didattica: vogliono
andare al di là del vicino burrone-precipizio a visitare un castello-convento
abbandonato, semidistrutto e dalla inquietante nomea. Di fronte alla richiesta,
i due insegnanti del modesto plesso monosezionale non sanno, né vogliono
opporsi, ma poi dimenticano. In seguito, richiamati al "dovere" della parola
data e dopo aver rassicurato le autorità e i genitori, i docenti organizzano
l'escursione circolare. I piccoli alunni e la coppia mista di maestri vivono,
così, una giornata intensa. Terminata l'impegnativa esperienza, durante la
quale conoscono relativamente anche i sacrifici per raggiungere un risultato,
ritornano a scuola stanchi, ma visibilmente felici. La giornata finisce e
l'anno scolastico continua, ma si intuisce che qualcosa sia cambiato
positivamente, per tutti, almeno così ricorda il Maestro invecchiato, mentre si
congeda dalla vita. (S.V.)
Il senso di
un'operazione culturale
In una ipotetica terra di mezzo della possibile ricerca e sperimentazione
dell'audiovisivo, il lungometraggio "Modo armonico semplice (L'asilo di un
Maestro)" si pone al limite tra cinema e televisione, film-articolo e
film-saggio, finzione e documentario, tradizione e ricerca, ma anche tra
apprendimento e insegnamento, infanzia e adulti, vita e morte. I bambini sono
protagonisti, come raramente capita nella realtà (se si esclude certa fiction
anche pubblicitaria), ma l'opera è destinata soprattutto agli adulti, a tutti
coloro che hanno familiarità con le problematiche educative e formative:
insegnanti, operatori socio-psico-pedagogici e pediatrici, oltre che genitori
in particolare, dunque ad un pubblico indifferenziato con la sua vasta e varia
umanità. La scelta filmica è motivata dal convincimento che essa renda più e
meglio la complessità della vita scolastica, del rapporto docente e alunno e
dell'articolazione problematica della didattica, "perché pensare a educare
implica soprattutto l'educare a pensare".
Un film testamento di un Maestro, oltre che una testimonianza di un
preciso contesto scolastico, sociale e culturale contemporaneo, attraverso il
ricordo di uno che Maestro lo è sempre, a scuola e nella vita quotidiana; in
lui, infatti, giungono a sintesi istanze consapevoli di professionalità e
vocazione, programmazione e improvvisazione, "scienza e arte" afferma lo stesso
protagonista in uno dei confronti con la collega insegnante, suo contraltare
dialettico. Dunque, nelle intenzioni, un piccolo-grande dono realizzato con un
budget ridottissimo, perciò con una sua atipicità realizzativa, tecnica,
estetica e di contenuto. Da tali caratteristiche scaturiscono dei limiti,
alcuni dei quali assolutamente inevitabili (la recitazione e dizione, il
trucco, il noto fascino sporco del suono in presa diretta, la necessitata
irripetibilità di diverse scene girate), senza dimenticare, però, che parecchie
riprese sono state effettuate con la tecnica del cinema diretto (meglio,
dell'improvvisazione "prevista") e comunque inserite nel montaggio definitivo,
proprio confidando sia nell'indubitabile pregnanza del coerente senso e dei
significati particolari sia nel lavoro di spettatori attenti e partecipi. Dal
film emergono profondi sentimenti di genuina passione e senso di verità, la stessa sensibilità che
caratterizza da sempre il mio sconfinato
amore e legame con la terra natale, dove
si ramificano le mie radici popolari, con il cinema, per me fonte
insostituibile di forti emozioni e di
fecondi stimoli intellettuali, e con la professione docente e di educatore,
protesa incondizionatamente all'incontro con l'infanzia, nel tentativo spesso
riuscito di assecondarne la crescita umana e civile, il loro nutrimento del
sapere e l'alimentazione dei sogni.
Se è certamente vero che "i bambini capiscono molto di più di quanto non
riescano a farci capire di aver compreso", coerente appare l'utilizzo del
linguaggio cinematografico che, caratterizzato da una forma di comprensione che
è allo stesso tempo razionale e affettiva,
la definita "ragion logopatia" secondo i
"filosofi cinematografici" contemporanei, permette di cogliere la verità della
vita dall'interno, e non solo razionalmente, ma soprattutto attraverso
intuizioni affettive, estetiche, emotive, che almeno un certo cinema è in grado
di offrire. Quello che caratterizza i prodotti banali ed effimeri è il fatto
che essi possono essere classificati e capiti una volta per tutte. Mentre ciò
che distingue le opere artisticamente valide è la loro straordinaria pluralità
di significati che richiede un commento, una interpretazione.
Salvatore Verde
Intervista al regista di
Leandro D. Verde
-Perché "Modo armonico semplice"?
È una
tipizzazione concettuale dell'infanzia, con traslati rimandi alla fisica e alla
musica, cioè all'energia della natura e della cultura, ma anche alla forma
visiva espressa, del racconto e dell'idea di cinema.
-Questo film sembra un progetto che si proietta
ben oltre l'ambiente scolastico. E' molto che coltivava questa idea?
Si è
sedimentata da circa venti anni. Sono entrato nella scuola dell'Infanzia,
allora scuola Materna, nel 1980 ed ho sempre annotato qualcosa sulla esperienza
di Maestro. Di tanto in tanto capitavano situazioni e mi si rivolgevano domande
esistenziali "universali", anzi tipiche del mondo degli adulti. Ritengo che sia
per tali motivi che possa interessare tutti.
- Lavorare con i bambini non è facile, insegnare
non è da meno. Come è stato girarci un film?
La cosa più
difficile è certamente l'inizio delle riprese, perché è ardimentoso ottenere
"l'ascolto del silenzio", poi capiscono e si fanno bravi, essendo spontanei
attori, se stanno al "gioco del cinema".
-Ai bambini si insegna o dai bambini si impara?
Nei titoli di
coda, il film è dedicato anche "a chi sa invecchiare conservandosi un po'
bambino, a chi ha insegnato imparando anche dagli allievi, a chi fa il più bel
mestiere del mondo". Naturale che si debba avere una solida preparazione
culturale e saper insegnare. Non è pensabile che tutti lo possano fare, e
questo spiega certe scadute poco professionali.
-Girare un film è sempre impresa ardua e impegnativa, realizzarlo a bassissimo costo è
stato più difficile o più stimolante?
L'importante è
non lasciarsi irretire dal limite finanziario, che può essere da stimolo per
trovare soluzioni creative e organizzative. Il cinema è ancora arte e industria
e spettacolo non per tutti, anche se le nuove tecnologie consentono una certa
democratizzazione e aperture imprevedibili.
-Il film comincia con un battito di ciglia e si
conclude con la morte del maestro. E' un flashback, un ricordo, o cosa?
Il tema
centrale del film è il rapporto dei bambini con la morte, filtrato dal ricordo
del maestro morente, con una dilatazione temporale che dura quanto il doppio
battito delle ciglia. La non esistenza,
la più inverosimile delle verità, è sempre scomoda, imbarazzante, perché la
morte è l'unica cosa impensabile, tant'è che non possiamo averne e non abbiamo
nessuna idea né conscia né inconscia. Il pensiero non può comprendere il
proprio non essere e tuttavia la morte esiste ed è inevitabile. In
realtà, il film è un inno alla vita e alla necessità del valore della memoria.
Un invito agli spettatori a sorridere e a riflettere, insomma, "a divertirsi
con intelligenza".
- In una battuta del film ricorda che "di una
persona dopo la morte restano le sue opere". Il maestro insegna e applica?
Un film o un
libro sono una sfida al tempo che fugge, ma tutta la vera arte è una lotta
contro l'eclissi del pensiero della morte. In fondo, solo morendo possiamo
renderci immortali.
-Venti giorni di riprese, quasi otto mesi di
montaggio. Per produrre il film ha avuto dei contributi, ma so che lei ha
partecipato per quasi un terzo dei costi vivi. E' una cosa che voleva fare a
tutti i costi?
Ho fatto un
prestito in banca al tasso corrente, convinto della bontà assoluta del
progetto. Inoltre, dice il protagonista, rivolgendosi ai genitori, " a scuola,
un maestro serio non deve preoccuparsi dei grandi problemi, ma deve occuparsi
ogni giorno dei bimbi che ha di fronte, anche a costo di fare grandi sacrifici,
per uno scopo nobile". La psicologia e la psicoanalisi ci richiamano
scientificamente e giustamente all'importanza dei primi anni di vita, ma chi
governa le società moderne tende a sminuire il ruolo e la funzione di coloro
che si dedicano all'infanzia.
-Nel panorama nazionale non sono molti i film che
hanno come protagonisti i bambini dai tre ai cinque anni. Secondo lei mancano
le trame o non è facile realizzarli?
Nella società
contemporanea e ipertecnica, l'infanzia non ha grande attenzione e rischia un
processo di precoce "adultizzazione" (speculare all'infantilismo senile). La
stessa scuola Materna è stata istituita dallo stato italiano solo nel 1968, con
personale che aveva un triennio di studi (la Scuola magistrale, da non confondersi con
l'Istituto magistrale per i maestri elementari). Il cinema (non d'animazione)
riflette tale assenza di considerazione in generale, ma le difficoltà sono
davvero enormi.
-Vedendo il film si ammirano le bellezze
artistiche e paesaggistiche di Tursi che emergono in tutte le loro peculiarità.
Può essere un volano per il turismo se promosso in modo adeguato?
Il cinema è
certamente un mezzo per diffondere idee, quando ci sono, ma è anche un ottimo
strumento di promozione e valorizzazione del territorio, se girato fuori degli
studi.
-Ha appena concluso il suo primo lavoro, è stata
una parentesi nella sua vita professionale o potrebbe ripetersi?
Se ne avrò la
possibilità, ho in mente di portare a compimento una doppia trilogia: altri due
film sull'infanzia (nel suo rapporto con
il cibo e il sesso), oppure seguire la crescita dei bambini (nella loro
frequenza alla scuola Primaria e alla
scuola Secondaria di I Grado). Quello che preme maggiormente è quest'ultimo: la
storia di un ragazzo di terza media che è innamorato della geografia, ma il suo
sogno sarà realizzato dal fratello maggiore.
Leandro
D. Verde
Scheda del film
"Modo Armonico
Semplice - L'Asilo di un Maestro" di Salvatore Verde (Italia, 2007,
col, 113'), con i Bambini e i Genitori della Scuola dell'infanzia "Carmela Ayr" di Tursi.
Idea, soggetto,
sceneggiatura e regia: Salvatore Verde. Produzione: Istituto comprensivo statale
"A. Pierro" e Salvatore Verde-Rosa Cuccarese, con il contributo di:
Regione Basilicata - Assessorato alla Cultura e Presidenza del Consiglio
Regionale, Direzione dell'Ufficio Scolastico Regionale per la Basilicata,
Comunità Montana basso Sinni e Città di Tursi. Consulenza psicoanalitica: dott.ssa Maria Domenica Padula. Scenografia e costumi:
Salvatore Verde. Fotografia
e operatore: Michelangelo
Tarasco. Montaggio:
Pasquale Castello.
Aiuto regista:
Leandro D. Verde.
Suono (in presa diretta):
Pasquale Castello e Francesco Iacovone.
Musiche: Antonino Barresi (con le collaborazioni musicali e strumentali
di: Chandra,
Tubusinfabula, L. Fazio, Gramigna, e la collaborazione
tecnica di Prop).
Brani musicali: Sergio Endrigo
"Ci vuole un
fiore" e " La casa"; TerraGnora "Pastorale del XXI secolo" e Silvia Dainese "Fondo di bicchiere"
(canzone dei titoli di coda). Segretaria
di edizione: Francesca
Mazzoccoli. Trucco
finale (del Maestro): Lucia
Titolo. Fotografo
di scena: Leandro
D. Verde. Manifesto:
Vincenzo Missanelli.
Postproduzione:
Videouno Matera.
Interpreti e personaggi: Salvatore Verde (Maestro Salvatore), Anna Maria Ottomano
(Maestra Pia),
Gaetano PipinoPensionato Nicola),
Giuseppe Castronuovo,
Francesco Di Noia,
Gianluca G. Digno, Giuseppina Ferrara, Daniele Genovese, Domenico Genovese,
Antonio Gentile, Giuseppe Gentile, Linda Gentile, Piero Gentile, Caterina Hika,
Irena Kaziu, Miguel Lupo, Alessio Mullaj, Roberto Mullaj, Francesca Pellegrino,
Angelica Pipino, Paolo Salerno, Mira Shera, David Ioan Ticala Olla, Rivelino
Tuga, Arianna Viceconte, Giulio Cesare Virgallito, Xheliana Zylfo (Alunni); Isabella Buccolieri, Stella Lucia
Calciano, Rossella Carvelli, Filippo Digno, Antonio Ferrara, Antonella Fusco,
Antonella Gentile, Brunilta Gerdeci, Angela Guglielmucci, Anna Filomena Gulfo,
Kujtim Hyka, Elisabeta Khivari, Manjola Kaziu, Gani Kaziu, Natalina Lacanna,
Giuseppe Laita, Filomena Lapolla, Maria Teresa Lapolla, Filippo Lupo,
Sabri Mullaj, Violeta Mullaj, Teresa Ottomano, Margherita Padula, Gaetano
Pellegrino, Carmela Popia, Nicola Salerno, Filomena Spadafora, Dritan Shera,
Festina Tuga, Julzini Tuga, Pietro Viceconte, Luciano Virgallito, Shpresa Zylfo (Genitori); Don Vincenzo Mazzei, Salvatore Di
Tommaso, Rocco Bruno, Rocco Montagna, Vincenzo D'Errico, Calciano Giuseppe,
Rocco Adduci, Ugo De Vita, Maurizio Gallo, Pietro Orlando, Giovanni Costantino,
Salvatore Giampietro, Giovanni Ragazzo, Luigi Garofalo, Francesco Di Noia,
Salvatore De Riso, Antonio Spadafora, Giovanni Mormando, Vincenzo Ferrara
(Pensionati); Giuseppe Lasalandra (Voce fuori campo), Aldo M. Zaccone (Preside), Salvatore Caputo (Sindaco), Antonio Popia (Padre del Maestro), Generoso Digno (Bidello), Salvatore Castronuovo
(Autore del furto),
Antonio Mango
(Maestro da ragazzo),
Giambattista Nuzzi
(Mimo di piazza),
Antonio Digno
(Don Vito), Vincenzo Popia (Assessore), Rocco Lionetti (Professore di Educazione fisica),
Claudio Verde
(Vigile urbano),
Giuseppa Modarelli
(Nonna); Anselmo Farina (dottor Guido), Eleonora Curaro, Rosa Maria Fusco (Ninetta, Sorella del padre),
Maria Gaetana Liguori
(Madre del giovane Maestro),
Rocco Campese, Elisa
Violantealtri
Familiari del padre in ospedale); Salvatore Mario Ragazzo (Medico di famiglia), Antonio Cosma (Otorinolaringoiatra), Domenico Verde (Ragazzo dei fumetti e del portone), Pietro Viceconte (Signore ubriaco); Melina Angotti Verde
(Anziana cantante),
Pina Di Santo
(Cartolibraria),
Maria Pia Gentile (Edicolante), Demetrio VerdeGenitore con la barba), Nicola Simeone (Uomo con l'asino),
Mario Bruno Calzolaio-mandolinista),
Rocco Tarulli
(Gestore della pizzeria),
Rocco Lupo
(Barista), Vincenzo D'acunzo (Ragioniere, nel bar), Vincenzo Genovese (ing. Marchetta), Nicola Pipino, Francesco Perrini, Hjsni Zylfo (altri amici nel bar), Pasquale Di Noia (Campagnolo con serpente),
Domenico De Paola
(Giovane con le capre),
Giuliano Verde
(Fratello del Maestro),
Giusy Viceconte,
Jessica Mullaj, Pia
Francesca e Rosemary Viceconte (Ragazze ex alunne); Vittoria Manieri (Ragazza della mensa); Antonio Salerno (Giovane dell'incidente);
Gianmarco Gentile
(il piccolo lattante);
Benito Ferrara,
Mariano Passatelli, Isabella Passatelli, Michele D'alessandro, Francesco Nuzzi,
Ruben G. Verde
(Ragazzi nel campo
sportivo); Francesca
Fortunato, Filippo FaillaPostini);
le Bambine e i Bambini
delle scuole dell'Infanzia del rione Santiquaranta e di Viale Sant'Anna, con le
Maestre: Adele
Perrucci e
Maria Antonietta Mazzei, Anna Mormando, Giuseppina Rotunno e Carmela Solano, e le Collaboratrici: Antonietta D'acunzi, Rosa Manfredi e
Filomena Tocci.
( ( (
Le
immagini dei film in televisione sono tratte da: Luci Della Città (1931) di Charlie Chaplin, Il Re Leone di Roger Allers e Rob Minkoff,
Toy Story - Il Mondo Dei
Giocattoli (1995) di John
Lasseter. I fotogrammi del filmato super8 sono stati realizzati
nella primavera del 1981 da Salvatore Verde, nella Scuola materna statale
"Luigi Ponti" di Vimercate (Milano).
Riprese: dal 29 maggio al 19 giugno 2006 nel
territorio di Tursi (108 scene in totale, 35 in esterni e una scena
nell'ospedale di Policoro). Totale
girato in video: circa 30 ore. Montaggio
eseguito dal 2 agosto 2006 al 13 aprile 2007 negli studi di Videouno Matera.
Foto e trailers del
film sono nel sito del giornale on line: www.tursitani.it
Info:
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Tel.+39 333 4309924
- 339 3870262
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