Tursi - Ci sarà ancora un futuro per il tradizionale e assai partecipato torneo locale di calcetto? Se lo chiedono davvero in molti, e non soltanto i cinquecento spettatori circa della serata finale di sabato 19 agosto, dopo la controversa e deludente conclusione del terzo memorial “Luciano Cosma”. Partecipato da nove squadre locali (Bar Tabacchi Liberty, Gamba d’Oro, Impresa Edile Donato Lauria, Onoranze Funebri Gulfo, Gli Amici dello Sport, Impresa Edile Manieri), la competizione è stata vinta dal Pub Cantuccio di Angelo Digno, dopo l’abbandono al 21’ del primo tempo della formazione del Lido La Duna, sponsorizzata dai fratelli Claudio e Demetrio Verde, soccombente per 2 a 1. La partita era iniziata in ritardo regolamentare, perché La Duna attendeva l’arrivo di Filippo Adduci, senza tentennamenti il miglior giocatore del torneo (e massima espressione calcistica tursitana contemporanea insieme con i fratelli Digno: Fortunato, gioca con lui nel Montalbano Jonico, Alessio e soprattutto Adamo, nel Matera, oltre a Giovanni Marra, ex del Pisticci e Marconia). Filippo è ragazzo mite e gentile, mai una espulsione e rare le ammonizioni nei campionati ufficiali; ma, appena entrato, è stato ammonito ed espulso in neppure trenta secondi. A quel punto la baraonda in campo e fuori, e il chiaro gesto unanime del ritiro immediato. Per poco è stata evitata una maxi rissa tra giocatori e pubblico di sostenitori, dopo frasi gravemente offensive e tentativi di provocazione. Vanificati i pettegolezzi sulla condotta del giocatore verso il primo arbitro Enzo Bruneo (l’altro era Antonio Bernardo, pure lui in serata non felice), come si è intuito subito, Adduci ha solo riferito: “Arbitro, sii bravo e non fare il protagonista”, costata l’ammonizione, ed ha poi aggiunto tra sé: “Ma si, è solo un torneo amatoriale”, motivo della sua cacciata. Nulla di nuovo sotto il campanile, diviso tra attori piccoli, invidiosi e adusi alla mediocrità, non solo nel campetto della scuola primaria di via Roma, dove era appena terminata la finale per il terzo posto. Ma gli animi e il clima erano surriscaldati da giorni di polemiche, anche per un’altra gara terminata non si sa bene ancora oggi con quale punteggio. Un torneo che voleva essere amatoriale, si è trasformato in odiosa avversione reciproca, per chiara inadeguatezza di organizzatori e arbitri, autori di errori sbilanciati. Per tali motivi è fallito anche il meritorio tentativo di placare le ostilità da parte del giovane co-parroco don Gianluca Bellusci. Insomma, una sorta di torneo delle beffe, a prescindere dal garbo risaputo della famiglia dello scomparso Luciano Cosma (il simpatico super tifoso, deceduto prematuramente pochi anni addietro, cugino dell’assessore comunale allo Sport Salvatore Cosma, il quale, insediatosi, ha subito archiviato nel 2003 il memorial Domenico Garofalo, in ricordo del medico e notevole giocatore troppo presto scomparso dalla scena), anche loro stessi sorpresi, amareggiati e delusi, oltre che del tutto estranei e senza colpe rispetto ai fatti accaduti. Lo scorso anno, a conclusione di un triennio non esente da severe critiche sull’organizzazione, accusata di essere quantomeno bizzarramente decisionista, l’assessore Cosma dichiarava il superamento del suo impegno diretto nel torneo; puntualmente, invece, è avvenuto il contrario, avendo intensificato il suo peso, senza l’ufficialità esibita nei manifesti pubblici. Infatti, è stato giocatore, arbitro e nella fatidica serata ha dichiarato a sorpresa di essere lui “il capo degli organizzatori” e che ogni decisione e responsabilità doveva riferirsi a lui stesso, in tal modo marginalizzando i suoi pur rispettabili collaboratori: Luciano Virgallito, Filippo Digno e Salvatore Cavallo. Spettacolo scadente, davanti a tanti giovani, ragazzi e ai familiari intervenuti anche da fuori, inaccettabile il debordante ruolo dell’assessore e macchia duratura sul torneo che, a questo punto, dovrà necessariamente essere ripensato dalle fondamenta, pure etiche e sportive.
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