La squadra di Colobraro vince il 1° memorial estivo "Giannino Vallone" di calcio a 5 over '50
Con la finale di giovedì sera (25 agosto), vinta con ampio merito
da "Gli Amici di Colobraro", unica squadra ospite, si è concluso il torneo
estivo di calcio a 5° "Memorial Giovanni Vallone" per ultracinquantenni
(eccezionalmente con alcuni fuoriquota), patrocinato dalla civica
amministrazione. Innegabile il segno positivo di questa prima edizione,
iniziata martedì 16 e organizzata da tre calciatori, amici dello scomparso
compagno di tante avventure calcistiche nello scenario regionale lucano:
Antonio "Nino" Manieri, centrocampista
tra i grandi della storia del calcio tursitano; Vincenzo Le Rose, mezzala e formidabile mancino, non di rado a rete
calciando direttamente dal corner; Luigi
Campese, difensore di levatura e poi revisore dei conti della Figc di
Basilicata. La simpatica manifestazione è stata partecipata da tre squadre
locali e una colobrarese, che annoverava tra gli amici di "quel paese" finanche
il dinamico sindaco Andrea Bernardo.
Di spicco la vivace cronaca in diretta del prof. Antonio Rondinelli, commentatore ufficiale di tutte le partite, che
ha molto divertito sia il pubblico nel rimodernato campetto comunale "Antonio
Parziale", all'interno dell'Istituto comprensivo statale "A. Pierro" di via
Roma, sia gli stessi attempati calciatori, ma va dato atto che, pur sorridendo sovente,
non si sono lasciati distrarre dalle note di colore e dall'ironia bonaria che
dagli altoparlanti pioveva a cascata, per loro unico refrigerio possibile nelle
varie serate caratterizzate da un caldo
quasi torrido.
Arbitraggio affidato a Enzo
Bruneo e Andrea Padula. Per il
dato tecnico della mera cronaca, l'affiatato gruppo di "Amici di Colobraro",
nettamente superiore tatticamente e in velocità, si è imposto per 11 a 2 sulla
formazione "Tursi C", molto rimaneggiata per assenze e infortuni. Tutto si è
svolto con grande fair play, ma si sa, nessuno ci sta a perdere. E quindi, non
è mancata neppure la classica tensione agonistica di nervosismo accentuato, ben
oltre lo scontro interpretativo sull'applicazione del regolamento, per fortuna
subito rientrata con le scuse formali dei maturi atleti coinvolti.
Al termine,
applausi e sorrisi, foto e medaglie per tutti. Alla sobria cerimonia di
premiazione sono intervenuti il vice sindaco e assessore allo Sport Salvatore Cosma e Giovanni Di Noia e Vincenzo Padula, "vecchie glorie" che
hanno contribuito a fare la storia calcistica locale. Quasi commossa e discreta
a bordo campo la signora Carmela Gentile, moglie di Giannino
Vallone, mentre la loro emozionata figlia Patrizia
ha ricevuto dagli organizzatori una splendida targa in ricordo del padre, dopo
aver ringraziato tutti i partecipanti (assenti ma giustificati gli altri due figli Antonio e Nicola).
"L'obbiettivo sportivo e socio-affettivo, quindi soprattutto
extracalcistico, è stato pienamente raggiunto - ha dichiarato il
soddisfattissimo Manieri -, e si replicherà di certo pure l'anno prossimo,
migliorando qualcosa. Essere riusciti a far ritrovare tanti ex giocatori bravi
e non, appassionati e amici, magari a distanza di anni, ma alcuni non
indossavano più una divisa in pantaloncini da decenni, è un motivo di forte
impatto relazionale ed emotivo. Era importante ritrovarsi, scrutare negli occhi
il nostro ‘come eravamo' e accettarsi con serenità, poiché i sentimenti, com'è
noto, non invecchiano con l'età".
Di rilievo, dunque, la voluta dedica organizzativa a Giovanni Vallone (Tursi 4.01.1944
- Policoro 17.10.2006), morto sessantaduenne per un infarto. Tifoso juventino
sfegatato, dotato di tecnica raffinatissima e inusuale quanto intelligente
visione di gioco, "Giannino Pallone", così era affettuosamente soprannominato
da tutti, aveva cominciato da bambino e proseguito la formazione in un collegio
di Bari, imponendosi ben presto per il tiro forte e preciso anche dalla
notevole distanza e per le punizioni ben trasformate.
Ma sono entrati di
diritto nell'aneddotica il suo dribbling stretto e vincente, con i proverbiali
tunnel a ripetizione, e il suo sconfinato altruismo sul terreno di gioco che
sapeva interpretare con acume tattico. Polemista nato, di lui si ricordano
anche l'arguzia di tanti suoi ragionamenti, l'ironia pungente e le sfuriate
dialettiche contro le mezzecalzette. E ce n'erano tante, troppe in campo e
fuori, a suo parere insindacabile. Costoro, gli "odiati" mediocri, erano
ritenuti colpevoli di osare accennare a una certa sua staticità che faceva
brillare il gioco solo a fiammate mentre lo scatto e il movimento erano
efficaci nei venti metri; forse gli disturbava maggiormente il riferimento
goliardico alla sua rotondità fisica, perché gli anni passa(va)no per tutti.
Insomma, il personaggio Vallone, l'indimenticabile e ineguagliato campione
numero 10, è stato senza dubbio una delle massime espressioni in assoluto del
calcio nostrano, dove ha percorso la sua carriera in tre lustri, tra l'altro
giocando anche nella squadra del Colobraro, per alcuni anni, quando ormai la
sua stella volgeva all'inevitabile tramonto.
Non marginale la sua passione per
le attività manuali e quella di magnifico tornitore in particolare, svolta per un
trentennio e con risvolti creativi, apprezzati dalla critica. A suo modo un
autentico e anarcoide istrione del calcio e un artista del metallo lavorato,
sempre pacioso, sornione e sorridente. Lo stesso sorriso che di sicuro adesso
ha restituito ai tanti amici e sportivi che lo hanno conosciuto in vita, noi
compresi.
Salvatore Verde
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