Tursi - Metti una sera a cena con il giornalista Marcello Veneziani e il sindaco di Tursi Salvatore Caputo, in compagnia dell’addetto stampa Salvatore Verde, nell’antico borgo della Rabatana, nel Palazzo dei Poeti. Propiziato dal suo amico Antonio Minonni, pugliese ma materano d’adozione (dopo Montalbano, risiede da anni a Policoro), l’inedito incontro con uno dei maggiori teorici ed intellettuali giovani dell’area culturale di centrodestra conferma subito, mentre si assaggiano “per mera golosità” elaborati prodotti lucani tipici, tutte le aspettative culturali, con considerazioni argomentate e spiazzanti, valutazioni trancianti, sempre prive di arroganza e banalità, tipiche di una mente libera, curiosa e tollerante. Insomma, una vera sorpresa, relativa all’uomo, gentile, disponibile e generoso, e allo studioso, che, dopo aver girato un poco ad ora tardi, ha voluto sapere molto della storia tursitana e del mancato Nobel ad Albino Pierro. “Il mio rapporto con Tursi è di tipo affettivo, avendo una zia barese, Nicoletta Germano, che è nata qui e poi ha sposato Michele Veneziani”, confida all’incredulo sindaco l’illustre ospite, che sfoglia il bimestrale Tursitani, “un’ottima iniziativa”. Il caso gli ricambia l’emozione, quando, nel libro donatogli, “Tursi Immagini di un secolo” (curato dallo storico locale Rocco Bruno), scopre proprio la foto della citata zia con le sorelle. Poi la conversazione spazia a tutto campo. Sul centrodestra: “Si, il paradosso della CdL è di avere un Berlusconi troppo ingombrante, ma senza non esisterebbe, tanto più con tre leaders che si odiano politicamente. Non ci sono suoi eredi pronti, a parte Roberto Formigoni, Gianni Letta, Giulio Tremonti e Letizia Moratti, ottime persone, ma prive di quella levatura. Anche Giuseppe Pisanu è stato un bravo ministro”. Articola sulla durata del Governo Prodi: “Reggerà almeno 2 anni 6 mesi e un giorno, per la pensione ai parlamentari, ma è chiaro che gli alleati tireranno sempre la corda senza spezzarla”; poi sulla scuola: “Gli annunciati provvedimenti mi trovano concorde sui contenuti, ma andrebbero evitati continui stress ai docenti; insomma, ne faccio una questione di metodo non di merito”, e sulla possibile riforma pensionistica: “Trovata la compatibilità finanziaria, è preferibile una maggior allargamento delle possibilità, con giusti dis-incentivi”. Sulla flessibilità lavorativa è netto: “Meglio feriti che morti, perciò sarebbe una soluzione generalizzata il part-time”. Non si sottrae neppure sulla politica estera: “Prodi e D’Alema si stanno muovendo bene, soprattutto per l’accento più europeista e il maggior equilibrio nel conflitto tra Israele e palestinesi, mentre il precedente esecutivo era nettamente filo israeliano-americano. In tal senso, il ministro degli Esteri Fini era inguardabile, ma è nota la mia criticità verso di lui, che adesso si ‘esternizza’ anche dal partito con l’annunciata Fondazione a suo nome”. Sulla collocazione d’area aggiunge: “ Fini è assai fortunato, dovendo tutta la sua carriera a uomini come Giorgio Almirante, Pinuccio Tatarella e Domenico Fisichella. Il partito, infatti, è in profonda crisi e non ci sono all’orizzonte sostituti”. L’ex Presidente Francesco Cossiga? “Un piacevole guastatore, che non credo faccia molta opinione”. La legge sul conflitto d’interessi? “Arriva in ritardo. Anche se fatta bene, oggettivamente assumerà ora un carattere punitivo verso il proprietario di Mediaset”. Il ruolo degli intellettuali e la differenza tra quelli di successo e di valore? “Negli anni Settanta-Ottanta, contavano molto di più, e poco importa se l’egemonia era a sinistra, perché la destra diffida degli uomini d cultura, li accetta con fastidio quasi. Oggi il popolo della televisione non approfondisce e si ferma ai battutisti, magari di professione”. Sincero e sviscerato è pure il suo dire su “vallettopoli”, ancor più dopo la sua esperienza nello scorso CdA della Rai: “Tutto vero, è noto da sempre, con molti uomini stomachevoli, ma non vedo la rilevanza penale, tra adulti consenzienti. I giudici a volte cedono al richiamo della ribalta, ma i giornalisti fanno bene a pubblicare tutto, il problema vero è che certe notizie non dovrebbero uscire dai palazzi di giustizia”. Le telefonate della famiglia, con lui in vacanza al mare di Scanzano Jonico, ricordano che è trascorsa la mezzanotte. Al termine, il ristoratore Paolo Popia gli declama i versi della più nota poesia dialettale pierriana, “ARavatène”. Lui fa subito un cenno al Sindaco Caputo: “Non c’è bisogno di traduzione”.
Salvatore Verde
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