I LUGLIO: COMMEMORAZIONE
DI MONS. TARSIA IN RABATANA, NELLA FESTA
DELLA MADONNA DELL'ICONA, E CONFERENZA SULLA CHIESA
DI SANTA MARIA MAGGIORE DEL
GIORNALISTA E STUDIOSO MICHELANGELO SALPIETRO
Tursi
- Prima commemorazione ufficiale e pubblica da parte della Chiesa tursitana
e della cittadinanza dedicata al teologo mons. Salvatore Tarsia (Canne, Cosenza, 31 marzo 1900 - Tursi, 10
luglio 1983), l'indimenticato sacerdote della Rabatana, in occasione della
ricorrenza della Madonna dell'Icona, festa animata da molti secoli il 2 luglio
proprio nell'antico borgo. Reso noto
dalla comunità sacerdotale di Tursi, l'atteso anniversario con il
doveroso ricordo della figura del presbitero ci sarà lunedì primo luglio, dalle ore 18,30
in poi, nella sua amata chiesa di Santa Maria Maggiore nello storico
rione arabo-saraceno, dove mons. Tarsia è stato parroco ininterrottamente per
55 anni, ovvero dal suo arrivo registrato nel 1928. Renderanno omaggio al
prevosto tursitano per antonomasia, a 25 anni dalla morte (avvenuta alle ore
16,30, era sindaco Vittorio Labriola, anch'egli scomparso pochi anni dopo),
mons. Francescantonio Nolè, vescovo
della diocesi di Tursi-lagonegro, che concelebrerà in forma solenne e poi concluderà l'appuntamento, e il
presidente locale di Azione cattolica Francesco
Antonio De Biase, già dirigente scolastico a Lissone (Milano) e a Tursi e oggi all'Università della Basilicata,
con una testimonianza di vita trascorsa dalla nascita e in gran parte proprio
nella parrocchia rabatanese.
A
seguire, l'attesissima conferenza su "Santa Maria Maggiore: gli affreschi e il
trittico" di Michelangelo Salpietro,
giornalista del Corriere della Sera e
curatore di un volume prossimo alle stampe, destinato a segnare i futuri
studi sulla storia della chiesa della Rabatana, con i gioielli d'arte
conservati (unitamente al presepe in pietra del ‘500, attribuito ad Altobello
Persio), rispetto ai quali sono state preannunciate rivelazioni clamorose. Fino
ad oggi, si ritenevano le pitture del 1547 come decorazioni funebri commissionate
dalla famiglia De Georgiis e il trittico era attribuito ad un anonimo allievo
della Scuola giottesca napoletana, del 1300 circa. Sembra dunque prossimo il
disvelamento definitivo dei due misteri artistici (autori, committenza,
datazione, ecc.).
I
festeggiamenti della Madonna dell'Icona, che alcuni identificavano nella stessa
effige della rappresentazione del Trittico citato, avranno uno svolgimento
contenuto, almeno rispetto all'epoca aurea di mons. Tarsia. Il servizio
bandistico girerà al mattino per le strade dell'intero centro abitato e la sera
(verso le 20,30) nella Rabatana, dove si svolgerà anche la processione dopo il
rito della messa delle 18,30 (alle 11,00 la prima messa). In chiusura della
prima serata l'intrattenimento di musica classica napoletana con "La
Bottega dei Quattro".
IL RICORDO DI
MONS. SALVATORE TARSIA,
IL PREVOSTO
DELLA RABATANA
Tursi
- Figura straordinaria del Novecento tursitano e diocesano, per la vasta
cultura e per la sua inesauribile vena di studioso di teologia morale e
cristologia, don Salvatore Tarsia,
il prevosto Monsignore, si è sempre distinto per la genuinità della sua
vocazione sacerdotale e missione pastorale, per il suo inflessibile rigore di
vita e per l'elevata spiritualità e la spiccata concretezza, al contempo, del
suo agire quotidiano.
Figlio di Caterina, casalinga, e del fabbro Francesco,
originario della vicina Canna, in provincia di Cosenza, don Salvatore, per tutti
semplicemente "U'Zì pr'post"con rispetto e affetto profondissimi, era il secondo di tre figli. Giuseppe, il fratello maggiore è stato
Generale medico dell'Ospedale militare di Milano e la sorella più giovane, Lucia, è deceduta a 25 anni, per i
postumi di una caduta dal balcone della canonica che condividevano. Alto,
magro, austero e dal volto scavato, mons. Tarsia ha incarnato con la sua
modestia e umiltà, non disgiunte da fermezza e forza di carattere, un pluridecennale impegno sociale e civile
manifestato nella predilezione verso gli umili e proteso al riscatto dei
poveri, e non in ultimo nella sua battaglia d'avanguardia per la sopravvivenza
vitale della Rabatana. Proverbiali le sue quotidiane discese (e risalite) a
piedi, verso la parte bassa e nuova dell'abitato, sempre alla stessa ora. I
compaesani si fermavano ad omaggiare il suo passaggio, e non era solo timore
reverenziale, era rispetto vero. La gente si alzava i piedi, smetteva di
adoperasi ai lavori, si toglieva il cappello e chinava il capo sussurrando "Sia
lodato Gesù Cristo", senza eccezione lui rispondeva a tutti con il sottile filo
di voce "Sempre sia lodato", mentre anche i bambini smettevano di giocare per
corrergli incontro.
Mons.
Tarsia è stato sicuramente per diverse generazioni confessore e punto di
riferimento di straordinario respiro spirituale e indiscussa autorità morale,
proiettato pur con tanti dubbi nella modernità, riuscendo a essere per i
sanguigni rabatanesi anche confidente, infermiere e notaio, geometra e operaio,
critico cinematografico e fondatore della locale Cassa rurale ed artigiana.
Politicamente schierato, vicino alla Democrazia cristiana, in realtà egli ha
sempre sostenuto con convinzione liste civiche non sempre vincenti, purchè
sinceramente impegnate nel futuro della Rabatana e del centro storico. Ma è lo
studio che ha amato coltivare in splendida solitudine a dargli oggi il giusto
riconoscimento che non ha mai avuto o accettato in vita (si vocifera di un
incarico romano, gentilmente declinato, volendo rimanere "missionario in terra
tursitana, un Sud per capire il quale non occorre andare più giù"). Tante e
ponderose le pubblicazioni, gli inediti, appunti, carte sparse, tutti con una
precisione e meticolosità anche conservativi che andrebbero analizzati a fondo,
schedati e divulgati almeno tra gli esperti e specialisti. Il suo genio mite e
forte ha prodotto e dato alle stampe i seguenti saggi (dei quali si hanno
notizie certe e copie), tutti per le
edizioni Cantagalli di Siena: "L'Uomo"
(Nov-1976, pagg. 215); "Vocazione Del
Cristiano" (Gen-1978, pag. 254); "Luce
Alle Genti" (Gen-1980, pagg. 376); "E
Li Benedisse Iddio (Il Matrimonio)" (Set-1980, pagg. 260); "Salute Del Mondo"(Giu-1981, pagg. 331);
"I Suoi Non L'hanno Accolto"
(Mar-1982, pagg. 608); "La Pienezza Dei Tempi" (Gen-1983, pagg. 152);
e "Il
Giorno Della Salvezza" (Nov-1983, pagg. 315), "stampata postuma per
incarico della Curia vescovile di Tursi-Lagonegro e in omaggio alla memoria
dell'Autore, Benemerito Parroco della stessa Diocesi". Insomma, un prete e una
persona d'altri tempi, con un altro modo di intendere la propria vocazione e il
sacerdozio, del quale continuiamo ad avvertire il bisogno, come fedeli e
cittadini.
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