Il Battesimo di Gesù nella Cattedrale diocesana, un altro grande quadro del M° D'Acunzo
La cattedrale diocesana dell'Annunziata
di Tursi si arricchisce oggi ulteriormente con l'arte. Il Battesimo di Gesù è un
altro grande quadro del maestro Vincenzo D'Acunzo, sessantaduenne, tra i
maggiori ritrattisti e figurativi contemporanei, non soltanto dell'arte sacra o
religiosa.
L'opera (acrilico su tavola di cm 200 x 110) sarà presentata al
pubblico dei fedeli nella festa di Ognissanti, questa sera, subito dopo la
messa solenne delle ore18,30, concelebrata da mons. Francescantonio Nolè,
vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, assieme al parroco don Battista Di
Santo, a don Giovanni Lo Pinto, vicario della parrocchia, e al diacono don
Antonio Zaccara. Il dipinto sarà benedetto e posizionato alla destra
dell'altare maggiore, in uno spazio ricavato tra due sculture lapidee dopo i
lavori di restauro della chiesa (del XV sec.), distrutta totalmente da un
doppio incendio dell'8 e 11 novembre 1988, quando restò in piedi solo lo
scheletro delle mura perimetrali, e poi riaperta al culto nel 2000.
Una lettura
teologico-artistica è stata scritta nella circostanza da don Francesco Sirufo, prefetto
degli studi dell'Istituto teologico di Basilicata e docente di Diritto canonico,
attuale parroco di Santa Caterina V.e M. in Viggianello (PZ). Superata una
minima esitazione derivata dall'umanizzazione del Dio incorporeo tra le nubi,
del Battesimo dacunziano colpiscono diversi elementi caratterizzanti, ma del
tutto coerenti con l'iconografia religiosa, classica e tradizionale, oltre la
plasticità del gesto di Giovanni (il) Battista.
Restano di vivifica pregnanza: il
senso di quiete interiore che risalta dall'armonia dei colori, capace di
stimolare l'apertura alla speranza; il riconoscibile paesaggio tipicamente meridionale,
inteso come necessità del rinnovamento della chiesa in ogni dove; come pure
attrae la limpidezza dell'acqua, sorgente di vita che tutto purifica, e la densa
tonalità bianco-cenere dei sassi, assai simili a ordinati e stratificati
ammassi di ossa di una umanità che troverà la salvezza proprio dal battesimo e
dal sacrificio del Cristo. Ma in profondità e ben oltre una stessa visione necessariamente
fugace, avanza soprattutto la serena espressione del Cristo, pienamente consapevole
di ciò che lo attende, con lo sguardo pensoso che ci (in)segue, ovunque, quasi
un invito a riflettere sul messaggio salvifico che si rinnova nella fede.
Si
delinea così la fase conclusiva del completamento e recupero dell'antico luogo
di culto, con una forte impronta di D'Acunzo, scaturita dalla proficua e
pluriennale collaborazione con la
Curia committente. Un rapporto che ha già prodotto notevoli e
suggestive opere pittoriche di incisiva composizione, bellezza figurativa e
cromatica, con metafore riattualizzate del tradizionale messaggio cristiano.
Risale al 2010, infatti, l'incoronazione della Beata Vergine e al Natale del
2008 i quattro grandi quadri ovali raffiguranti gli Evangelisti, tutti
collocati dentro la grande Cattedrale tursitana; è di ottobre di quattro anni
fa il ritratto di Sant'Andrea Avellino donato alla chiesa della frazione di
Caprarico. Insomma, l'apporto del maestro è destinato a lasciare una traccia
artistica duratura nella storia della chiesa locale.
Sul piano storico, con la sua
austera struttura a croce latina e a tre navate, la chiesa divenne Cattedrale
della Diocesi di Anglona e Tursi nel 1546, quando papa Paolo III trasferì
la Diocesi di
Anglona. Attulamente, tra gli altri tasselli di pregio, annovera il massiccio
portone bronzeo dello scultore Eduardo Filippo, ai lati del coro i due
quadri giganti di Luciano Longo, le statue esterne di sant'Andrea Avellino
e del beato Domenico Lentini scolpite a grandezza reale da Roberto
Koliotassis. Dal mese di ottobre, per la prima volta, anche l'interno del campanile
è stato illuminato.
Salvatore Verde
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