Tursi - "Pur nella diversità
delle posizioni accademiche e culturali, è sempre utile confrontarsi, per
l'avanzamento delle soluzioni dei tanti quesiti tuttora irrisolti,
relativamente al sito di Anglona". È molto chiaro Roberto Giordani (Università di Perugia), presidente del comitato scientifico (e autore del progetto con Mary Padula, presidente del comitato
tecnico), il quale ha concluso il maxi congresso internazionale di archeologia,
storia e arte lucana, dal titolo "Il territorio e il santuario di Santa Maria
di Anglona dalle origini al medioevo". L'evento si è svolto nel territorio
tursitano dal 3 al 5 settembre, con il sostegno congiunto di: Diocesi di
Tursi-Lagonegro, Regione Basilicata, Ministero per i Beni e le Attività
culturali, Università di Perugia - Facoltà di Lettere e Filosofia, Comune e
Itcgt "M. Capitolo" di Tursi. E l'archeologo Giampiero Pianu (Univ. di Sassari), sollecitato dal pubblico, va
oltre: "Il millenario luogo di culto era e rimane una sorta di mistero per i
tanti studiosi di tutto il mondo, soprattutto per la carenza di documentazione e
la unicità di certe caratteristiche ambientali e insediative del colle anglonense
(con la costruzione e gli affreschi della cattedrale)". "Proprio per questo,
accanto ai tanti progressi fatti e certezze acquisite, riteniamo che ci sia
ancora molto da scoprire, ma il congresso internazionale del giugno 1991 è
sempre valido ed insuperato", aveva già ribadito Giuseppe Roma (Univ. Calabria). Il riferimento a quelle giornate di
studi, allora organizzate da Cosimo
Damiano Fonseca (Accademia dei Lincei)
e Valentino Pace (Univ di Udine),
è stato assunto come imprescindibile termine di paragone; il primo rettore
dell'Università della Basilicata, ha ricordato che "quello attuale ha voluto
essere una sorta di aggiornamento delle tematiche allora affrontate dai
maggiori specialisti mondiali", mentre lo storico dell'arte friulano ha
giustamente invitato tutti ad "attenersi scrupolosamente ai documenti, senza
alimentare dubbi non giustificati o, peggio, accreditare versioni ed ipotesi
fantasiose e comunque non suffragabili, anche se è grave che il libro
contenente quegli atti sia oggi introvabile (editore Congedo, ndr)".
Dopo tre giorni di incontri,
resta la sensazione di una operazione gigantesca, ma alquanto discontinua sul
piano organizzativo e dei contenuti. Esemplarmente, nel tentativo di dare una
dimensione regionale o nazionale agli eventi del tempo, molte volte si è
deviato dall'oggetto principale dell'approfondimento, con diverse relazioni interessanti,
tuttavia lontani dal nucleo problematico; la lettura storica dei siti abitati
talvolta non è stata scevra da "contaminazioni attualistiche"; inoltre, la
specifica ricostruzione cronologica di Anglona (cattedrale dal 1054, poi
Santuario Mariano, monumento nazionale con i tesori d'arte, dal 2000 elevata a
Basilica minore da papa Giovanni Paolo II), ha lasciato molto dubbiosi (centro
isolato da sempre oppure notevolmente o poco abitato? distrutto o meno a
cavallo tra i secoli XII-XIV? con un ruolo importante strategico o secondario,
per la chiesa locale, per quella romana o per i reali siciliani? con
affrescature rilevanti del sec. XII inoltrato, ma quando collocabili in quel
ciclo pittorico?). Di taluni aspetti si è fatto carico il vescovo, mons. Francescantonio Nolè, che ha
preannunciato "un altro congresso sulla storia della chiesa locale, teologica e
spirituale, anche per offrire qualche certezza sulla vociferata compresenza di
due diocesi nello stesso ambito" (quella di rito latino ad Anglona e un'altra
di rito bizantino a Tursi a cavallo dell'anno Mille, ipotesi già smentita dagli
studiosi presenti, ndr). Tra le certezze, sottolineata più volte che la diocesi
originaria sia stata quella di Tursi (fino al XII sec.), poi spostata ad
Anglona (verso il 1110) e quindi traslata ancora nel paese della Rabatana nel
1546, come diocesi di Anglona-Tursi (prima di assumere la denominazione di
Tursi-Lagonegro nel 1976), ma anche questo era stato scritto nel citato
congresso di oltre tre lustri addietro. Nell'indifferenza sostanziale
della presunta intellighenzia locale, notata l'assenza delle istituzioni ai diversi
livelli (tranne la presenza del sindaco e assessore provinciale Antonio Guida, con l'assessore alla
P.I. Natale Vallone, il consigliere
comunale Salvatore Caputo,
l'assessore regionale alla Formazione e Lavoro Antonio Autilio, il senatore a vita on. Emilio Colombo e mons. Francescantonio
Cuccarese, vescovo emerito di Pescara-Penne, canonico della Basilica di San
Pietro).
Salvatore Verde
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