L'ARTISTA VINCENZO D'ACUNZO
HA PRESENTATO IL RITRATTO DI SANT'ANDREA AVELLINO
Appuntamento
con l'arte sacra, quello di mercoledì otto ottobre, con la consegna, scopertura
e presentazione dell'opera di Vincenzo
D'Acunzo, artista di buona fama regionale, che ritrae in modo efficace e
accattivante la figura di Sant'Andrea
Avellino, compatrono della diocesi di Tursi-Lagonegro, con il culto diffuso
in tutto il mondo. L'avvenimento artistico-religioso si colloca nel quarto
centenario del ritorno del Santo alla casa del Padre, avvenuto in Napoli il 10 novembre 1608,
a
81 anni (Lancellotto Avellino, così all'anagrafe, era nato in Basilicata, a
Castronuovo, dal 1863 Castronuovo di Sant'Andrea, appunto); sedici anni dopo fu
beatificato dal papa Urbano VIII e
nel 1712 canonizzato dal pontefice Clemente
XI.
Tutto
è si è svolto con una solenne ma sobria cerimonia, partecipata con curiosità e
non senza emozione dai fedeli nella cattedrale dell'Annunziata (durante la
messa funebre delle ore 18,30, tra gli altri si è ricordato Settimio Virgallito, scomparso
ottantenne nel pomeriggio del primo ottobre), presieduta da mons. Francescantonio Nolè, vescovo
della diocesi di Tursi-Lagonegro, che ha benedetto il dipinto e ringraziato
l'autore con parole davvero elogiative. Hanno concelebrato il parroco don Battista Di Santo, che ha letto una
scheda critica (sotto riportata*) di
apprezzamento del quadro e di stima verso l'artista, e il nuovo parroco di San
Brancato di Sant'Arcangelo (in provincia di Potenza), don Vincenzo Cosenza, nella serata doppiamente speciale sia nelle
vesti di maturo confessore sia di autore
acclamato di "L'avventura di una vita senza compromessi", ultima biografia di
Sant'Andrea Avellino. Sulla venerazione del Santo egli ha incentrato l'omelia,
definendolo "luminoso, perennemente
alla ricerca, cioè nel cammino della Fede, noto per il suo apostolato della
confessione e delle lettere (se ne contano oltre mille, ma i suoi contemporanei
parlavano già del doppio, indirizzate sia in Italia che in Europa a tutte le categorie sociali, per vari motivi e con diversi
argomenti, ma sempre unificati dalla centralità del pensiero di Dio, nel
delicato periodo della Controriforma)".
"Proprio quel libro e la documentazione offerta dal sito internet ( www.san tandreavellino.it curato con
passione e completezza dall'ing. Nicola
Arbia, ndr) mi hanno ispirato quest'ultima dedicata e delicata produzione",
ci ha dichiarato D'Acunzo, 58 anni, noto pittore figurativo e artista complesso,
dotato di acutezza ispirativa, manifesta originalità ed eclettica ricerca. Iniziata
nel 1978, la sua sperimentazione è approdata
alle mini installazioni, opere polimateriche eseguite con vari materiali
‘poveri', riciclati, rigenerati e ingentiliti con l'uso del colore, non
disdegnando incursioni nella poesia: la raccolta "Tursi, pane casereccio" è
del 1973 e "Sulle rive dello Jonio. Raccolta di poesie" del 2004, oltre che
appassionato podista-fondista da record di categoria).
La
riattualizzazione del messaggio salvifico di S. Andrea Avellino, tra coerenza
biografica e anelito spirituale e tra slancio innovativo e tradizione
classicistica, è resa con immediatezza compositiva, suggestivo uso cromatico e
soprattutto con la ritrattistica dell'insieme del gruppo, ancorata all'iconografia
realistica della "gente comune" di facile identificazione (con un messaggio
subliminale non disgiunto e, anzi, insito nel vissuto di ciascuno, com'è noto
alla contemporaneità, ma inevitabilmente sconosciuto fuori contesto e destinato
a dis-perdersi tra non molto, com'è giusto che sia). Impressionante la
somiglianza del volto del Santo con la
spoglia custodita nel reliquiario,
ammirata con devozione nell'ultima peregrinatio del 2007.
In
unico esemplare, con colori acrilici su multistrato di legno, dalle dimensioni
di cm 125x115, il quadro originale è destinato alla parrocchia della frazione
di Caprarico, dopo una breve permanenza (si registrano già insistite visite del
pubblico) a Tursi e nella sede dei Teatini di San Brancato.
Tappa
importante dell'evoluzione figurativa dell'artista, che può vantare favorevoli
recensioni critiche e significative partecipazioni a numerose manifestazioni e
mostre collettive e personali, con diversi premi e crescenti consensi di
pubblico e di esperti. Ma anche per la storia dell'arte sacra tursitana, che si
collega idealmente ad una eccellente tradizione, esemplare quella tra i secoli
XVIII-XIX, di committenza e di realizzazione (da ricordare almeno l'apprezzato
pittore tursitano Francesco Oliva e
i suoi quadri conservati nella chiesa di San Filippo Neri di Tursi, come a
Carbone, Maratea e a Montalbano Jonico, in Basilicata, ma anche in Calabria e
in Francia).
D'Acunzo, inoltre, sta lavorando alla raffigurazione dei quattro
Evangelisti, per gli "ovali" delle navate laterali della stessa Cattedrale
(distrutti nell'incendio della chiesa tra l'8 e il 10 novembre 1988), che
dovrebbero essere pronti per il prossimo Natale.
Salvatore
Verde
* Scheda di
don Battista Di santo - <<Componente di
spicco dell'Ordine dei Chierici Regolari Teatini, S. Andrea Avellino è vissuto
facendo della confessione, della povertà e della semplicità i concetti cardini
del suo ministero sacerdotale. Sono questi gli elementi, maturati anche a
seguito della lettura del libro di padre V. Cosenza, che D'Acunzo ha voluto
evidenziare nella rappresentazione del personaggio. Nel quadro, infatti, il
Santo indossa un abito talare espresso con semplicità che veste quasi fosse un
saio, simbolo millenario degli ordini ecclesiastici che predicano povertà. Tale
veste è stata volutamente dipinta con colori che vogliono evocare trascendenza
, leggerezza e un senso di spiritualità.
Il Santo riceve luce
dall'alto e, a sua volta, la irradia verso altri personaggi che simboleggiano
il popolo di Dio che lo segue. I personaggi risultano caratterizzai da una
forte connotazione materia che li collega strettamente al giorno d'oggi,
sono, in pratica, contestualizzati. Da
notare l'abbigliamento, le pose e la gestualità, in netta contrapposizione alla
leggiadria del Santo.
La Chiesa viene qui rappresentata da padri, madri, giovani, neonati,
anziani, senza distinzioni di sesso o estrazione sociale, comunque bisognosi
del loro confessore, "la via a Dio". Sono emblematici di quanto detto, ad
esempio il vecchietto sul fondo che calza scarpette ginniche, segno irridente
dei tempi attuali, o la bimba in primo piano che si aggrappa alle vesti del
Santo riconoscendo in lui una figura paterna. Da notare che tutti i personaggi
puntano lo sguardo verso la loro guida, il cui viso può rappresentare un
ipotetico punto di fuga dell'intera opera.
Di carattere metafisico è
la base sulla quale poggiano tutte le figure: un percorso costituito da tanti
cerchi luminosi che indicano metaforicamente le vite dei santi che hanno dato
luce al cammino del popolo di Dio; non è un caso che il centro di uno di questi
cerchi luminosi sia in effetti occupato da Sant'Andrea Avellino>>.
**La foto del quadro in alto è stata realizzata da Pasquale Cassavia.
|