La recente approvazione in sede consiliare dell’autorizzazione allo studio, da parte del CNR , con il coinvolgimento fattuale dell’Autorità di Bacino della Basilicata, “dei livelli di pericolosità e di rischio della Rabatana, finalizzato alla eliminazione o declassificazione totale o parziale del vincolo di trasferimento”, merita tutta la nostra attenzione, pur non volendo minimamente commentare l’attualità dell’esperienza amministrativa della consiliatura appena conclusa. Altri certamente lo faranno legittimamente in questa campagna elettorale, ma non può e non deve sfuggire a nessuno l’importanza della novità emersa, rappresentando un tentativo serio e lungimirante di risolvere una situazione delicata e complessa, oltre che dai grandi risvolti sociali, economici e culturali. Conseguentemente, “il bando per l’attuazione del programma di valorizzazione e tutela dell’edificato storico”, appare del tutto coerente per una strategica azione di sostanziale riappropriazione e stimolo, di riqualificazione e riuso dell’intero centro storico (che include, tra le altre cose notevoli, una cinquantina di pregevoli palazzi nobiliari, meritevoli di segnalazione), salvaguardandone anche le peculiarità architettoniche e urbanistiche, in tal modo proiettandolo di fatto nella posterità. “Il beneficio di contributi in conto interessi sarà destinato ad agevolare, secondo criteri di priorità, la realizzazione degli interventi di recupero di tetti e facciate, ovvero per il decoro e la funzionalità degli edifici (restauro, risanamento igienico, restauro dei prospetti, coperture e ricoperture esterne), del patrimonio edilizio privato e pubblico”. Solo a coloro che non collegano la forte organicità dell’azione intrapresa, può sfuggire l’inedita rilevanza, non soltanto ai fini della tutela della pubblica incolumità, di vincolare i diversi tipi di proprietari ad eliminare le cause di rischio (mancanza di tetti, infiltrazioni di acqua piovana nel sottosuolo) nell’antico borgo, anche paventando l’espropriazione di fronte al disinteresse o a censurabili inadempienze. Il rischio idrogeologico, più che i terremoti (com’è storicamente abbastanza certo), ha minato la sicurezza “dell’alto valore paesistico ed ambientale della Rabatana”, perciò eliminare o attenuare le (con)cause mediante opere di bonifica e comunque di interventi di consolidamento, significa condividere e avvalorare la realistica e scientifica scelta tecnica e metodologica della suddivisione del borgo in fasce perimetrali, dopo decenni di fughe, rassegnazioni, indifferenze, superficialità. Dal 1972, quando i rioni Petto e Rabatana furono oggetto di (affrettato!) trasferimento (poi rivelatosi parziale, perchè alcuni abitanti si rifiutarono di lasciare le loro case), l’ente locale non ha proceduto alla integrale acquisizione mediante esproprio delle case sgombrate o abbandonate, tanto che oggi esse sono in uno stato di fatiscenza pericolosa. Nel tempo si sono succeduti molteplici tentativi di trovare soluzioni adeguate al problema, anche in relazione ai notevoli stanziamenti finanziari (per parecchi miliardi di lire) dispiegati nel quartiere a caratterizzazione arabo-saracena, dallo Stato alla Regione, dalla Provincia alla Comunità montana, dal Comune ai privati (perché no?), per opere infrastrutturali (di consolidamento e restauro conservativo, risanamento statico, di protezione, ripavimentazione, rete elettrica, idrica e fognaria) e nella logistica (con interventi di ingegneria naturalistica, parcheggi e altro ancora), mente gli studi geologici proseguivano, tuttavia senza approdare a praticabili ed immediati sbocchi concreti. Tutto questo adesso sta per terminare, prospettandosi per la Rabatana ed il centro storico una rinascita che svilupperà innegabili benefici per l’intera comunità. Tursi è la Città della Diocesi e di Pierro, dovrà esserla anche a pieno titolo della Rabatana. Abbiamo, però, un urgente bisogno di superare l’atavico individualismo, di rigeneraci nel sociale, di riscoprire l’unità pur nelle ragionevoli differenze. Magari avessimo pure la capacità di guardare a Tursi con il punto di vista di chi ci osserva da fuori, con sereno distacco e ammirazione, per capire quanto sia ricco di attrattive l’amato paese.
Salvatore Verde
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