"Quaderno
Cantasano". L'analisi identificativa di un documento-memoriale della Prima Guerra Mondiale, rinvenuto da
Antonio Ferrara nella Rabatana di Tursi
Aspetto
fisico. Il quaderno di appunti a righe
di cm 20 x 15, con copertina rigida, è stato ritrovato alcuni anni addietro (forse nel 1998) in
un palazzo ubicato nella Rabatana (durante i lavori di restauro eseguiti dalla
impresa di Antonio Ferrara, che lo ha messo a nostra disposizione). L'oggetto si
presenta in non buono stato di conservazione.
La carta è soggetta ad un
processo irreversibile di distacco soprattutto nel margine inferiore destro.
Tale stato di fatto rende estremamente delicata l'operazione di consultazione dello stesso. La copertina
rigida è pressoché assente su un verso, ma mantiene ancora buona parte della
sua struttura sul verso opposto. Il quaderno, per come si offre alla nostra
attenzione, si presenta interamente
scritto a matita dalla stessa mano.
Contenuto.
Il quaderno è stato scritto su entrambi i versi e i contenuti di ognuno
di essi
differiscono dall'altro solo parzialmente. Il primo verso di scrittura
comprende all'incirca una trentina di pagine ed è occupato in gran parte
da
esercizi di grammatica e di scrittura in lingua inglese. La prima pagina
comprende una serie di pronomi dimostrativi. La regola o l'elencazione
del
pronome viene in genere seguita da esempi. In successione seguono i
pronomi
interrogativi. Le regole grammaticali vengono successivamente
abbandonate per
dare spazio a lunghi dettati (dictation nel quaderno),sempre in lingua
inglese.
Per il primo dettato della serie è possibile stabilire da quale testo è
stato
tratto: si tratta di un brano di " Vanity Fair " di William Makepeace
Thakeray (un romanzo a puntate scritto in Inghilterra alla
metà del XIX secolo) . E' probabile
tuttavia che anche gli altri brani
provengano dalla stessa opera. I dettati evidenziano segni di
correzioni, sottolineature e cancellature. Segue la coniugazione del
verbo
essere (to be) in inglese nei diversi tempi e modi e, infine, la parte
dedicata alla lingua inglese termina
con altri dettati.
Al
termine delle esercitazioni linguistiche, e separato da esse da un tratto di
matita, vi è il testo di un canto in
lingua italiana intitolato " canto dell'aspirante" ( sugli aspiranti ufficiali, che tanta
importanza hanno per l'autore del quaderno, si rinvia alle considerazione
finali) , composto da tre strofe. In cima alla pagina successiva compare la
prima indicazione personale, corredata
da una località: Sig. ten. Balducci
Alfredo , Vaiani - pistoiese , Villa " Le Fontane"p- ( provincia? )- Firenze . Sull' identificazione di questa persona due
sono le ipotesi plausibili: la prima, più probabile, è che si tratti dell'
indirizzo di un conoscente del proprietario del quaderno; la seconda è che si
tratti dell'autore del canto precedente.
La località è Vaiano (non Vaiani, come erroneamente riportato sul
quaderno), un piccolo comune della
provincia di Prato. Il contenuto del canto, piuttosto banale, ruota
incessantemente sull'ardente desiderio di diventare finalmente ufficiale e sull'ingrata
condizione dell'aspirante ufficiale dell'esercito italiano, costretto a vivere
continuamente la sua condizione di inferiorità rispetto agli ufficiali.
Al "canto dell'aspirante" seguono due facciate di quaderno prive di scrittura.
Subito dopo ha inizio una delle parti
probabilmente più interessanti del quaderno: " Relazione sul trattamento degli
aspiranti a Crossen an Oder". Si tratta
di una lunga relazione sui diversi aspetti della vita quotidiana e ,
soprattutto, sul trattamento subito dagli allievi ufficiali italiani presi
prigionieri e internati nel campo di prigionia tedesco di Crossen an Oder (oggi
Krosno Odrzańskie in Polonia). Pur non fornendo mai
indicazioni personali o narrazioni in prima persona, l'autore della relazione
fu forse uno dei trecento aspiranti ufficiali dell'esercito italiano presenti
in quel campo: la precisione e la quantità di dettagli presentati dall'autore potrebbero
essere frutto di un'esperienza personale dello stesso. Sempre in base alla testimonianza fornita
dall'autore della relazione siamo in
grado di definire anche l'arco temporale della prigionia, prolungatasi dall'11
novembre del 1917 al 24 gennaio del 1918. E' il caso di ricordare che la prima
data corrisponde al periodo immediatamente successivo alla disfatta italiana di
Caporetto. Va inoltre rimarcato che la relazione è stata scritta a guerra ormai
terminata: sul finale viene infatti riportata la data del 13 dicembre 1918,
preceduta da un nome di località difficilmente decifrabile. La relazione si divide in diversi capitoli
dedicati ognuno ad un diverso aspetto della vita nel campo di prigionia. I
diversi capitoli sono i seguenti: alloggiamenti,
orario, vettovagliamento, igiene, servizi obbligatori, contegno del personale
tedesco (capitolo particolarmente lungo e dettagliato, oltre che ricco di episodi
di maltrattamenti subiti ), servizio banca, viaggio da Crossen (in occasione
del trasferimento degli aspiranti, ormai riconosciuti ufficiali, verso il campo
di prigionia di Celle nel mese di gennaio del 1918).
Con
la relazione appena descritta si conclude la prima parte del quaderno. Per
poter leggere l'altra parte occorre girare il quaderno dalla parte del lembo di
copertina rigida sopravvissuta. Il secondo segmento è anche corrispondente alla parte più deteriorata
dello stesso. Esso è occupato quasi interamente dalla traduzione in italiano di
un articolo pubblicato dal quotidiano
tedesco " Frankfurt Allgemeine Zeitung"
del 13 dicembre del 1917. Questo
è il titolo dell'articolo, così come riportato dall'autore in apertura: " La
ritirata italiana di Caporetto nel giudizio tedesco . tratto ( ?) da Frankfurt
A........ Zeitung del 13- 12 - 17. ("un classico sfondame(nto) . L'articolo è
firmato da Adolf Kosser, "critico militare" del giornale. La traduzione è lunga
una ventina di pagine e ripercorre, dal punto di vista tedesco, le diverse fasi
dell'offensiva fino allo sfondamento delle linee italiane. Nella pagina
successiva è stato ricopiato il famoso comunicato del generale Cadorna diffuso
all'indomani della sconfitta.
Le
ultime due facciate contengono un testo che è l'unico apparentemente scritto in
prima persona . Sfortunatamente per noi questo brano, che molto avrebbe potuto dirci sull'autore del
quaderno, è il più guasto di tutti: scrittura quasi cancellata, pagine molto
compromesse, diverse cancellature e riscritture. Da quel poco che si riesce a
comprendere si tratta di un lamento
molto retorico, elaborato da una persona che ad un certo punto scrive : " Questa prigionia fu per me una grande......(
illeggibile) .
Considerazioni
finali. Da quest'ultimo particolare si comprende che il quaderno è
organicamente strutturato. Fatta eccezione per le esercitazioni grammaticali in
lingua inglese, esso mantiene una coerenza interna che segue chiaramente alcuni
punti comuni:
1.
L'esperienza bellica della Prima Guerra Mondiale. 2.
La disfatta di Caporetto. 3.
La sorte degli aspiranti ufficiali dell'esercito italiano fatti prigionieri dai
tedeschi.
Da
queste evidenze è possibile trarre alcuni spunti di riflessione sul vissuto dell'autore
del quaderno.In
primis è possibile supporre che lo stesso sia stato un aspirante ufficiale
dell'esercito fatto prigioniero dai tedeschi durante le fasi dell'offensiva di
Caporetto (24 ottobre 1917), e che abbia voluto ripercorrere (in parte a
posteriori) questa dolorosa esperienza.
La mentalità dello scrittore è tipicamente permeata dagli ideali
patriottici tanto cari all'immaginario collettivo negli anni del conflitto
mondiale. Da ciò consegue una certa retorica nazionalista, tanto in voga in
quel periodo, che permea l'intero contenuto del quaderno. Non vengono mai
menzionate le sorti dei soldati semplici italiani: l'interesse dell'autore è
sempre e solo attirato dal destino dei suoi pari grado o degli ufficiali. Una categoria, quest'ultima, alla quale
l'autore sentiva di appartenere da un punto di vista culturale, pur non
essendolo ancora di fatto. Se la
traduzione dell'articolo del Frankfurt Zeitung
è opera di chi ha scritto il quaderno (o se piuttosto non si tratta di
ricopiatura), siamo in presenza di una
persona che conosce almeno una lingua straniera. Al tedesco si deve aggiungere
la conoscenza, forse non completa,
dell'inglese.
E'
opportuno sottolineare nuovamente che la lettura complessiva del quaderno non
consente di risalire facilmente al suo autore in quanto sono quasi del tutto
assenti riferimenti personali, racconti in prima persona, riferimenti
biografici diretti. L'unico nome presente e
chiaramente leggibile nel quaderno appartiene forse ad un tenente, probabilmente
toscano: Balducci Alfredo.
Il
nome del proprietario del quaderno (ma è anche il nome di chi ha materialmente
scritto queste pagine?) è stato rinvenuto da chi scrive nella prima pagina
bianca sul verso " B" del supporto, sul lato corrispondente al brandello superstite
di copertina rigida. Alcune tracce di scrittura erano in origine visibili.
Grattando delicatamente la superficie del foglio con la punta di un coltello,
si è potuto rinvenire un cognome e le iniziali di un nome di battesimo. Il
cognome è Cantasano, mentre l'iniziale
corrisponde alla lettera N (Nicola?).
Sullo stesso foglio, sopra il cognome leggibile e in cima alla pagina,
si evince la presenza dell'iniziale di un nome o cognome ( Forse una M) .
Subito sotto, tra questa lettera e il cognome Cantasano, è presente una vocale
isolata che potrebbe essere una "A"
oppure una "E" . Nel primo caso si tratterebbe evidentemente di una dedica,
fatta dall'autore del quaderno a Cantasano; nel secondo caso ci troveremmo forse
di fronte ad un oggetto (il quaderno) condiviso da due persone, una delle quali
risponderebbe al cognome di Cantasano.
Gianluca
Cappucci
|