Nuova ipotesi
sulla origine del toponimo "Tursi" di Giovanni De Marco
I
toponimi del nostro territorio, in larga parte, derivano da caratteristiche
peculiari, specifiche dei luoghi
dovute alle forme dell'ambiente geografico: la presenza di acqua (Marone), l'orografia (Cozzo di penne), il tipo di vegetazione
caratterizzante (Piano del Mandorlo),
la fauna che lo frequenta abitualmente
(Fosso del lupo), le
modificazioni-costruzioni che l'uomo vi ha apportato (Murata).
Possiamo
quindi affermare con ragionevole certezza che il toponimo Tursi deriva da una
delle caratteristiche-tipo
sopra elencate ma, prima di dire quale, bisogna capire in quale contesto linguistico
esso ha avuto probabilmente origine. L'
influenza culturale greca nel nostro territorio, come tutti sanno, risale agli
albori della civiltà: la frequentazione
delle nostre coste da parte di mercanti Micenei è attestata dai ritrovamenti
ceramici, ma
è con la fondazione di Siris (675
a.c. circa) che si dà inizio alla penetrazione culturale
ellenica. Essa,
attraverso la Magna Grecia,
il monachesimo Basiliano e l' Impero Bizantino poi, si e' radicata nella
nostra terra con lingua, culti e stili di vita che si sono configurati senza
ombra di dubbio come egemonici
per circa due millenni.
Non a caso i toponimi più importanti della zona vengono caratterizzati
dalla lingua greca: i nomi dei fiumi principali (Agri, Sinni), il nome delle montagne più alte
(Pollino, Sirino, Raparo ) e
centinaia di altri che ancora oggi usiamo. Posto che l'origine del nome vada
cercata all'interno della temperie culturale appena accennata, proverei a
mettere da parte Tyrrhis, che in
greco significa torre, e proverei ad avvicinare il nome di Tursi all'area
semantica che fa capo al Tyrsos, cioè
il bastone con una pigna in cima tipico dei seguaci e dei riti dionisiaco-artemidei.
Basta salire in Rabatana per rendersi conto che l'albero più diffuso è, ancora
oggi, il pino: esso, però, oltre ad essere un simbolo ed un elemento importante
della religione e dei rituali, aveva importanza strategica per i popoli antichi
che ne utilizzavano ogni sua parte.
La resina, in particolare, era usata per
impermeabilizzare le barche ed anche nella preparazione del "fuoco greco",
l'arma più potente di cui i Bizantini disponevano. Tale uso è durato secoli, ed
è testimoniato dagli innumerevoli ritrovamenti di piccoli orci di terracotta,
utilizzati per raccogliere la resina, ai piedi o addirittura ancora attaccati
agli alberi. Edrisi, geografo arabo del XIII secolo, testimonia ancora questa
attività di sfruttamento dei pini per il fiume Bradano; essa, qualche secolo
prima, aveva probabilmente fatto da base economica per l'istituzione
del Thema di Lucania (968/69 d.c.)
con capitale proprio a Tursikon. Per quanto riguarda il
toponimo Tursikon , va sottolineato
che -IKON è un suffisso aggettivale che vuol dire "il posto del"
o "quello del" TIRSO appunto; esiste addirittura un nome proprio,Tyrsis (pronuncia tiursis) , che nella
mitologia greca appartiene ad un pastore legato a Dioniso.
Di conseguenza il
pino-pigna-tirso avrebbe ben potuto caratterizzare il nome di questa contrada. Tornando
al Tirso, esso potrebbe rappresentare una sineddoche (che significa nominare
una parte per indicare il tutto, come ad esempio succede al nome di Caprarico che indica, ancora oggi, un
ottimo posto per allevare capre): nel nostro caso si è usata la pigna, il Tirso
attributo divino, per indicare il posto delle pinete. La ricerca in questa
direzione e' suffragata dalla diffusione del culto Dionisiaco nelle nostre
antiche culture, non a caso uno dei templi arcaici di Siris era dedicato
proprio a Dioniso. Suggestivo poi il legame tra il tirso-pigna, quindi "Tursi",
ed il capretto, sacri entrambi a Dioniso e la località di Caprarico.
Naturalmente
queste ipotesi non hanno velleità pseudo-professorali, il mio intento e' quello
di diffondere il piacere della ricerca e l'amore per la propria terra. Spero di
riuscire a farlo.
Giovanni
De Marco -
Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo
|