Pienamente recuperata l'edicola votiva "Croce di Anglona", per iniziativa di privati
Una
buona notizia per il patrimonio storico-architettonico tursitano. È stata
pienamente recuperata l'edicola votiva innalzata nel Settecento, se non prima, nel
luogo da sempre denominato Croce di Anglona. Merito della tenacia del Comitato
festa "Maria SSs. Regina di Anglona 2006", in particolare all'impegno del prof.
Salvatore Gravino e del commercialista Giuseppe Calciano, al quale si deve la
sostanziosa integrazione dei fondi necessari al completamento dei lavori, aggiunta
alla raccolta dei contributi in occasione della festa della Madonna di Anglona (che ricorre l'8 settembre, com'è noto).
Dopo lo stato di completo abbandono (foto 2), la struttura
ritrova il suo vecchio splendore e si arricchisce di interventi donati tutti da
privati. Nel Venerdì santo è stato poi montato il mosaico con la sacra effige (12
mattonelle di ceramica di cm. 30 x30, delimitato da una cornice), realizzato da
Anna Alba e Daniela Di Doia, giovane di origine pugliese, entrambe di Trento. È
intendimento degli stessi committenti "impreziosire presto il sito di una
illuminazione ecologica e autosufficiente, di un altarino esterno e di un
adeguamento viario per una più facile fruizione, magari chiedendo alle autorità
ecclesiastiche di ripristinare l'antico percorso del trasferimento primaverile della
statua della Vergine dall'omonimo santuario di Anglona a Tursi e viceversa".
La
Croce di Anglona, non esente da suggestioni templari, si trova lungo la strada
provinciale Tursi-Policoro, a pochi chilometri dal colle e dal luogo chiamato
Pietranera, di fatto sulla sommità collinare dietro la zona dei calanchi
argillosi di Ponte Masone. Si dominano agevolmente da qui i due fiumi Agri e
Sinni, facendo spaziare lo sguardo fino all'orizzonte dello Jonio. Posto
strategico, dunque, di avvistamento, controllo e allarme per gli abitanti
dell'entroterra. Il tratturo, infatti, incide nella mappata via Marina (che
portava al mare), scaturita da un'antichissima diramazione interna della via
Herculia dei Romani, da sempre itinerario obbligato e senza alternative per
collegare il centro tursitano al Metapontino, almeno fino all'Ottocento.
Salvatore
Verde
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