Un pezzo di camaglio e una scimitarra arricchiscono la storia del cavaliere Templare di Tursi
Si arricchisce di altri tasselli
l'ipotesi del cavaliere templare senza nome di Tursi. Un pezzo di tela di
metallo e una spada curvata sono stati trovati recentemente in territorio
tursitano. La "maglia" di ferro si
ritiene facesse parte di un'armatura o di un camaglio, che era una protezione usata
nel Medioevo, per la testa, il collo e le spalle, composto di anelli di ferro
intrecciati tra loro e chiusi con un rivetto a formare un cappuccio di maglia
metallica.
La corta spada a lama curva e l'impugnatura ad una mano, che Bianca Capone
Ferrari, tra i maggiori esperti di insediamenti templari in Italia, esclude "essere una moderna sciabola occidentale (di
origine polacca), avendo piuttosto le caratteristiche di una scimitarra,
un'arma anch'essa ricurva, usata in Oriente soprattutto dai Mamelucchi, una
casta militare turca che nel secolo XII, al tempo delle Crociate,
combatteva in Terra Santa contro i cristiani". Reperti che si aggiungono alla
moneta trecentesca, con l'inscrizione "Hierusalem",
rinvenuta in località San Teodoro, tra la contrada San Lazzaro e la zona di
Ponte Masone, e a un'altra moneta antecedente con l'effige della "Croce di
Gerusalemme", recuperata durante i lavori in una casa dello storico rione
Vallone.
Quest'ultima, di conio irregolare, mostra con chiarezza la croce ramponata
risalente al tempo degli Stati latini d'Oriente, dunque nel periodo delle
Crociate. L'ipotesi del monaco guerriero prende dunque consistenza. Tutto nasce
da una incredibile vicenda medievale venuta alla luce negli anni 1951-1952, alimentando
da allora la nota leggenda tursitana "del tesoro incompreso e del misterioso
cavaliere". È accaduto, infatti, che nell'antico rione di San Michele,
nell'attuale via Carlo Alberto, siano stati scoperti casualmente in pochi metri
quadrati: un cumulo di centinaia monete (databili tra il 1200 e il XIV secolo);
un contenitore, come un'anfora media; i resti frantumati di molti pezzi di ossa
umane, ma i più integri appartenevano a un intero cavallo; una spada intatta e
lunga circa un metro; un sarcofago, con grandi lastre di pietra lisce
incastrate.
Sugli scavi, purtroppo, è stato costruito un edificio di cinque
piani. La silenziosità è durata fino al 2005, quando abbiamo pubblicato alcuni
articoli sulla Gazzetta (nel 2008 l'intervista
alla Capone Ferrari). Ma sussistono altri indizi concordanti e di differente
tipologia: nel protiro della cattedrale
diocesana di Anglona si nota un particolare dell'arte sacra con la simbologia templare
dell'Agnus Dei; sono ancora visibili i ruderi della chiesa-ospedale di
San Lazzaro, distante dal paese circa un chilometro e un paio da Ponte Masone; l'appartenenza
alla Commenda di Grassano della chiesa di San Giovanni del Pantani (oggi "Pantoni"), ubicata nei pressi dell'Agri, tra il
Ponte della Rabatana e il colle del santuario di Anglona; almeno un intrigante
stemma nobiliare della famiglia Brancalasso. Senza dimenticare la sopravvivenza
dell'antichissimo toponimo "Ponte Masone", derivato dal francese "maison", mansione-casa-domus dei Templari,
appunto.
Salvatore
Verde
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